LA TRADIZIONE CABALISTICA

Pubblicato da Damiano Checchin il

la tradizione cabalistica

La tradizione cabalistica parte dal concetto di “creazione dell’universo”, per opera del Dio Vivente, in funzione del Verbo e del Numero. Il mondo è nato per mezzo di un gesto di contrazione (tsimtsoum) dovuto all’azione del Creatore che, dallo spazio vuoto, generò Il Creato.

Prima della creazione, Il Pensiero Supremo, emise un’incommensurabile luce radiosa per tramutarsi in ciò che conosciamo oggi e che si presenta sotto l’aspetto di stelle, pianeti e multiformi corpi celesti.

IL PUNTO SUPREMO E LE TRE ANIME

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La tradizione cabalistica attribuisce a un punto supremo l’inizio dell’universo che si sviluppa per tutti i livelli della Creazione poiché, ogni cosa, è il rivestimento di un’altra che la sovrasta.

La Cabala descrive l’esistenza di tre anime laddove, il corpo fisico dell’uomo, funge da sostegno a un altro supporto detto “anima vegetativa” il cui nome è Nefesh o principio vitale.

Nefesh, l’anima assopita, è il sussidio che nutre il corpo fisico facendo in modo che possa espletare alle sue funzioni vitali.

A sua volta, Nefesh, funge da substrato a una struttura chiamata Roua’h, principio spirituale e anima allo stato di veglia.

Nefesh e Roua’h sono qualità complementari in stretta correlazione tra di loro e, in grado di esistere, perché collegate.

Roua’h sostiene il livello superiore chiamato Nestamah, riconducibile al concetto di anima che nella Cabala, come negli scritti di Georges Ivanovitch Gurdjieff, non è posseduta da tutti gli uomini.

Ciò che modella i gradi dello spirito umano a immagine del Supremo Mistero, sono i diversi piani dell’esistenza: solo meditando su di essi, si potrà scoprire il mistero dell’Eterna Saggezza.

Questo significa che tutto ciò che sussiste in questo mondo, rispecchia in modo imperfetto ciò che risiede nel piano superiore e non esiste niente che in questa terra non abbia il proprio omologo nella dimensione sovrastante.

Esistono due mondi, uno nascosto e uno manifesto che concorrono alla costituzione di un unico universo che ci ospita.

LE SEFIROTH

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La tradizione cabalistica descrive i trentadue sentieri della Saggezza rappresentati nel Sefer Yetzira, uno dei più importanti testi dell’esoterismo ebraico, suddivisi in:

  • 10 Sefiroth Belimah
  • 22 lettere fondamentali

Le prime dieci Sefiroth sono gli strumenti più raffinati della Cabala e sono traducibili come “numerazioni pure” che, in un secondo momento, diventarono gli attributi delle divinità.

Le Sefiroth Belimah più che ai concetti puri, corrispondono alle loro essenze effettive, presiedendo e assicurando l’ordine del mondo creato. Potremmo definirle “la potenza di tutto ciò che esiste e di tutto ciò che è numerato.”

Le Sefiroth sono disposte in un’ideale albero chiamato albero sefirotico, particolare ideogramma in grado di “parlare” a chi ne comprende la lingua.

Noi, in questo breve componimento, prenderemo da esempio le cinque sefiroth dette “inferiori”, lasciando la descrizione delle altre cinque per una futura dissertazione.

La più bassa, nella sua disposizione, si chiama Mal’khuth ovvero La Regalità che, astrologicamente parlando, corrisponde alla Terra.

Più oltre si trova Yesod, Il Fondamento, corrispondente alla Luna con il suo magico influsso sulla Terra e su tutti i suoi abitanti.

Sopra Yesod c’è Tipheret, La Bellezza, il cuore pulsante dell’albero sefirotico e connessa con il Sole.

Le due Sefiroth poste a lato (al di sotto del Sole) sono Hod e Netsàh, La Gloria e La Vittoria: Hod, a sinistra, corrisponde a Mercurio mentre Netsàh, a destra, a Venere.

Possiamo notare che la triade Terra-Luna-Sole costituisce l’asse verticale dell’albero sefirotico, con il Sole collocato al centro mentre riceve la sua luce dalla sefirah Kether, La Corona.

Per mezzo dei “canali” è distribuita l’energia luminosa a tutte le sefiroth dell’albero, secondo la loro sistemazione nello spazio.

LO ZOHAR

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La tradizione cabalista parla di Zohar (libro dello splendore) equiparabile all’Arca di Noè, “a cui vi possono accedere solo due abitanti per città o sette per reame, fino a quando un solo abitante per città e due soli per stirpe avranno diritto a entrarvi.”

La Bibbia, Il Talmud e Lo Zohar rappresentano i tre pilastri dell’ebraismo e, in passato, la mistica giudaica, rifiutava di separare gli elementi di questa trilogia. I libri coesistettero nel corso dei secoli a un livello di pari importanza fino a quando si cominciò a considerare uno dei tre libri come superfluo.

Lo Zohar, libro principale dei cabalisti, fu messo in dubbio nella sua autenticità e, l’esoterismo, rivendicò il primato della Legge Scritta sulla Saggezza Superiore, rivelata a Mosè contemporaneamente alla Torah.

A dispetto delle ostilità di un’ortodossia misticamente inesistente ma che volgeva nel riformismo, il prezioso rotolo dello Zohar, veniva gelosamente custodito da una ristretta cerchia di adepti.

Lo Zohar è composto di numerosissimi scritti, contenuti in diciotto trattati fondamentali, che affrontano argomenti che spaziano da Dio alla Creazione, dalla Cosmologia all’Uomo, da Israele al Messia.

Nell’introduzione, esordisce con un commento a un versetto del Cantico dei Cantici mentre, incredibilmente, per alcuni capitoli interi non è prevista nessuna interpretazione.

Nel libro più importante per i cabalisti ”Idra Rabba Kadisha”, La Grande e Santa Assemblea, si definisce la condizione per l’iniziazione alla cabala mentre, nel libro “Indra Zouta Kadisha”, La Piccola e Santa Assemblea, si discutono i Misteri esposti nella Grande Assemblea, narrando la morte del Maestro Iniziato, La Lampada Sacra.

Lo studio accurato dello Zohar accompagna l’adepto all’iniziazione della cabala e alle sue conoscenze segrete.

I PRINCIPI CABALISTICI

La tradizione cabalistica è permeata da alcuni importanti principi sui quali bisogna meditare per penetrarne i segreti e i concetti sottesi:

  • Per suscitare le azioni in alto bisogna prima compiere un’azione in basso.
  • Ciò che è visibile sulla terra è il riflesso di ciò che avviene in un piano di esistenza superiore.
  • Lo studio della Legge non richiede ricchezze ma un cuore ferito che trova la propria guarigione da siffatto studio.
  • L’uomo che ha fede aumenta la glorificazione della Legge stessa.
  • Ogni uomo, porta impresso nel proprio volto, i confini del proprio paradiso.
  • Fino a quando non gioverete della serenità e non avrete saputo perdonare, non potrete raggiungere la condizione per adorare l’Eterno.
  • La Gloria Divina non rimane sull’uomo triste.
  • Il mondo trova la sua stabilità nel Segreto.

CONCLUSIONI

I principi cabalisti sono molto più numerosi di quelli sopra elencati tuttavia, meditare su queste brevi frasi, è il primo passo per comprendere i testi sacri e, in tal modo, avvicinarsi alla cabala e ai suoi misteri.

La tradizione cabalistica è redatta da numerosissimi contenuti di difficile interpretazione, eppure sarà il cuore a condurvi nella giusta direzione, alla scoperta dei segreti per migliorarvi e per migliorare la realtà che vi circonda.


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