ORO ALCHEMICO

Pubblicato da Damiano Checchin il

oro alchemico

PRIMA PARTE

Oggi parleremo di un argomento che crea spesso confusione tra i lettori: l’oro alchemico.

Il pranoterapeuta esperto è prima di tutto un fine alchimista che trasforma il suo prana in “oro alchemico” per renderlo fruibile ed efficace, motivo per il quale verrà affrontata la materia in questione.

NASCITA DELL’ALCHIMIA

Si dice che il primo alchimista della storia sia stato il dio egizio Thot (noto con il nome greco di Hermes Trismegisto) o Prometeo che ha rubato il fuoco per donarlo agli uomini o ancora Adamo, progenitore di tutti noi.

In realtà, la prima opera alchemica di cui sia rimasta traccia risale al II secolo a.C. e, negli anni a venire, gruppi di persone prima in Egitto e nella Grecia ellenistica, poi a Bisanzio, nell’oriente musulmano, in Spagna, in Francia, in Inghilterra, in Italia e in Cina si sono trasmessi il loro sapere oralmente e attraverso scritture ermetiche.

SIGNIFICATO DI ALCHIMIA E DI ORO ALCHEMICO

L’alchimia è l’arte di trasmutare i metalli vili (piombo,stagno,mercurio,rame, ferro) in metalli nobili (oro e argento).

Questa è perlomeno la definizione essoterica di tale disciplina, accessibile ai profani ma che ha un significato ben più complesso e profondo nella sua accezione esoterica.

Re come Eraclio I di Bisanzio, Carlo II d’Inghilterra, Rodolfo II d’Asburgo furono appassionati alchimisti che, probabilmente, pensavano di entrare in possesso di tali conoscenze, per aumentare la loro potenza e la loro ricchezza già considerevole.

Anche scienziati di grande fama come Alberto Magno, Bacone, Newton, Paracelso, Tommaso d’Aquino, si interessarono direttamente all’alchimia studiandone i significati più intimi.

Questi raffinati pensatori giunsero alla conclusione che la crisopea era una simulazione destinata al volgo e, l’alchimia esoterica, accessibile ai soli iniziati, tendeva all’acquisizione di beni infinitamente più preziosi come la perfezione dell’anima e la verità assoluta di cui l’oro (metallo purissimo) ne era solo il simbolo terreno.

Gli alchimisti sono parte integrante di una lunga catena mistica che, sviluppatasi in oltre 20 secoli, continua a ri-generarsi e a trasformarsi per giungere al compimento dell’Opera.

SCIENZA O RELIGIONE?

Il carattere dell’alchimia è un disorientante miscuglio di ricette tecniche e di slanci spirituali, simboli ambigui egualmente applicabili alle avventure dell’anima e alla trasformazione dei metalli.

Senza dubbio l’alchimia non è una scienza poiché non potrebbe essere ridotta a una tecnica, ma non potrebbe nemmeno essere una religione perché i suoi adepti non sono riuniti da un credo specifico, se non quello della Verità.

Zosimo, un alchimista di Chemmis scrisse a sua sorella Theosebia queste interessanti parole:

Non agitarti in tutti i sensi alla ricerca di Dio, ma rimani seduta nella tua casa, e Dio verrà verso di te poiché egli è dappertutto.. Nel caldo riposo del corpo quieta anche le passioni: bramosia, piacere, collera, dolore e i dodici vizi della mente. Agendo in tal modo, otterrai le tinture opportune, genuine e naturali”

Chi è iniziato ai misteri alchemici saprà leggere tra le righe le parole di Zosimo, ai profani invece, basti sapere che si sta parlando della trasmutazione del metallo in oro.

Egli conclude con queste ultime parole:

Sarà l’esperienza a manifestarlo, unita alla perfetta rettitudine dell’anima”. (Il racconto finale di Zosimo – Libro I, capitoli 8 e 9).

VIRIDARIUM CHYMICUM

oro alchemico
Michael Sendivogium e Saturno

Analizzando l’alchimia nella storia arriviamo alla fine del Medioevo dove, i trattati europei sull’argomento, si ornarono di illustrazioni allegoriche che permettevano di afferrare il significato del pensiero alchemico.

In un famoso trattato di Daniel Stolcius chiamato Viridarium Chymicum (frutteto alchemico), un celebre alchimista polacco (Michael Sendivogius) incontra Saturno, emblema del piombo.

Saturno è raffigurato come un vecchio dall’aria lugubre con una gamba di legno mentre innaffia alcuni alberi.

Si rivolge all’alchimista proferendo tali parole:

Questa è l’acqua della vita e ha il potere di migliorare il frutto di questo albero in modo che con il solo profumo possa convertire gli altri sei alberi a propria somiglianza”.

L’acqua che egli versa non è altro che l’acqua filosofale (elisir o pietra filosofale) che ha il potere di trasmutare i sei metalli in oro.

Essa si ottiene unendo il seme dell’oro al mercurio sofico detto anche mercurio dei filosofi, diverso dal mercurio ordinario.

La scena si svolge in un frutteto dove gli alberi assomigliano a piante di arancio e i frutti sono stati sostituiti da piccoli soli e da piccole lune.

IL SIMBOLISMO COMPLESSO

Per descrivere La Grande Opera, l’autore utilizza un simbolismo complesso:

Simbolismo Astrale: piombo, pianeta Saturno, la lentezza del vecchio che lo rappresenta con una gamba di legno, il sole per l’oro, l’argento per la luna.

Simbolismo Vegetale: l’oro, come ogni frutto, proviene da un seme. Interrato e innaffiato il seme diventa albero portando i suoi frutti.

L’albero è il simbolo dell’universo perché riunisce, dal basso in alto, il mondo sotterraneo, il mondo terrestre e il mondo celeste.

Simbolismo umido: Saturno è associato all’elemento liquido e all’umidità ed è per questo che il vecchio viene incaricato di innaffiare l’albero d’oro.

Il sole, naturalmente, è simbolo del fuoco e nulla sarebbe possibile senza la fertilità della terra.

Saturno (Chronos per i greci) è un dio che, come il tempo, divora i suoi figli: non è un caso che la madre di Zeus (Rea) lo sostituì con una grossa pietra.

Quando Saturno si accorse dello stratagemma vomitò la pietra che aveva ingoiato ed essa mutò nella pietra filosofale.

Il giardiniere della raffigurazione è anche un’allusione a Vulcano, il dio zoppo del fuoco e della metallurgia e “l’acqua secca” che egli versa ricorda Mercurio.

In astrologia Saturno è il segno della malinconia (bile nera) e il sole quello della gioia che irradia.

L’atteggiamento e i gesti del vecchio suggeriscono l’idea di sacrificio.

SIMBOLOGIA ALCHEMICA E SIMBOLOGIA DEI TAROCCHI

Questa non è la sede appropriata per un trattato di simbologia dei tarocchi ma, la raffigurazione, presenta delle similitudini con alcune lame di Oswald Wirth, fine alchimista e simbolista svizzero.

Come nelle carte rappresentate da Wirth, la raffigurazione proposta si può arricchire di nuove interpretazioni che l’artista ha lasciato intendere nel suo quadro.

Passando così da un significato ad un altro si possono penetrare i segreti del cosmo e, non meno importanti, i segreti dell’animo umano.

CONCLUSIONI

L’oro alchemico ha sedotto da sempre gli uomini svelandosi per quello che è:

trappola per creduloni, miraggio per gli avidi, mezzo di arricchimento per ciarlatani, e Grande Maestro per i cercatori della Verità.

Possiamo concludere questa prima parte ricordando che l’alchimia è un procedimento per conoscere simbolicamente se stessi e l’universo che ci circonda.

…continua

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