I SIMBOLI DELL’ERMETISMO

Pubblicato da Damiano Checchin il

i simboli dell'ermetismo

Oggi parleremo di simbolismo e, nella fattispecie, conosceremo uno tra i simboli dell’ermetismo più significativi.

Una delle raffigurazioni più importanti, che si ritrova in tutte le tradizioni esoteriche è quella dell’albero: esso esprime, metafisicamente, la forza universale sviluppatasi attraverso la manifestazione in forma energetica, per mezzo delle sue radici (invisibili) che si dispiegano nel tronco, nei rami, nelle foglie e nei frutti.

All’albero si associano idee d’immortalità e di conoscenza sovrannaturale e, nello stesso tempo, figurazioni di forze mortali e distruttrici come i draghi, le serpi e i demoni.

La mitologia è ricca di aneddoti e di miti che descrivono, drammaticamente, le vicende che hanno come protagonista l’albero: basti ricordare la caduta di Adamo, descritta nella Bibbia, utilizzando l’allegoria del melo.

Nei Veda e nelle Upanishad ritroviamo “L’Albero del Mondo”, spesso capovolto, a significare che “nei cieli” risiede l’origine della sua forza. Da esso fuoriesce la bevanda dell’immortalità (amrta) e, l’avvicinarsi all’arbusto produce l’ispirazione e la visione che permette il ricordo delle infinite forme di esistenza. Il motivo di questa sua peculiarità è spiegato dal fatto che nei suoi rami si cela Yama, dio dell’oltretomba e re dello stato primordiale.

In Iran e nella tradizione del Bundahesh possiamo citate la tradizione del doppio albero, uno comprendente tutte le sementi, l’altro in grado di fornire L’Haoma, bevanda dell’immortalità per ottenere la scienza spirituale.

Se approfondiamo i testi biblici possiamo notare la correlazione tra l’albero della vita e quello della scienza, citati in Matteo XIII, 31-32, raffigurante il regno dei cieli che sorge dal seme gettato dall’uomo nel campo, in rapporto con L’Apocalisse di Giovanni (XXII, 2) e La Cabala ove “Al grande e possente albero della vita promana la Vita dall’Alto mediante la rugiada della quale si produce la resurrezione dei morti”.

L’equivalenza con la virtù dell’amrta vedico e dell’haoma iranico sono lampanti.

Scomodando la mitologia assiro-babilonese veniamo a conoscenza di un Albero Cosmico radicato in Eridu (casa della profondità e della sapienza) che, anch’esso, ha poteri di resurrezione e di conoscenza suprema.

LA DONNA DIVINA

i simboli dell'ermetismo

I simboli dell’ermetismo che raffigurano l’albero, lo personificano in forma di donna divina a ricordarci le grandi dee asiatiche della natura come Ishtar, Tammuz, Cibele, Anat e molte altre.

L’idea della natura femminile con la sua forza universale si riconferma nella Quercia di Dodona, luogo d’oracolo e quindi principio di scienza spirituale: in effetti sono Le Esperidi a custodire l’albero, il cui frutto, ha l’identico valore del “Vello d’Oro” e la stessa virtù d’immortalità che richiama il Mag Mell, saga irlandese che descrive un’entità femminile, custode dell’arbusto di vita eterna.

Nella mitologia Norrena e nella saga dell’Edda è la dea Idhunn a conservare i pomi dell’immortalità mentre, il simbolo centrale, è richiamato nell’albero cosmico Yggdrassil che dissimula la fonte di Mimir ove, nelle sue radici, è raffigurato un drago.

In un’antica epopea slava vi è una quercia simile, custodita da un drago (notiamo le associazioni con il serpente biblico) che è la residenza del principio femminile detto “La Vergine dell’Aurora”.

Un’altra variante è rappresentata dall’arbusto del Dominio e dell’Impero Universale ritrovabile nelle leggende di Ogiero e del Prete Gianni, tramite raffigurazioni arboree del sole e della luna.

L’ERMETISMO

i simboli dell'ermetismo

I simboli dell’ermetismo riprendono integralmente la tradizione raffigurativa primordiale, presentando la stessa associazione di idee. Il simbolo dell’albero nei testi alchemici è molto frequente: esso contorna la fontana di Bernardo da Treviso, con al centro l’Uroboros (drago o serpente), rappresentante il Tutto.

Personificazione del Mercurio, principio primo dell’Opera Ermetica, equivalente sia all’acqua divina che resuscita i morti, illuminando i figli di Ermete, sia alla Donna dei Filosofi.

Tuttavia Il Drago è, altresì, una forza dissolvente con il potere di uccidere come a ricordare che la conoscenza alchemica, senza la dovuta preparazione, diventa pericolosa.

Ci possiamo render conto che, la tradizione di un simbolismo vegetale, è smisurata: essa, esprimendo la forza universale è concepita in forma femminile (Madre Terra). Forma che ci connette a una scienza sovrannaturale, alla virtù immortale e al dominio sulle cose mortali.

I pericoli per chi aspira alla conquista della vita eterna sono molteplici tuttavia, la persona che ne sostiene la sua grandezza travolgente, sarà innalzata al rango di divinità.

La forma del mito prevede che siano gli eroi ad avvicinarsi all’albero, difeso dallo stesso dio per impedirne l’accesso ai mortali.

DIO E L’ALBERO

i simboli dell'ermetismo

L’interpretazione che prevede questa lotta tra l’eroe e dio per possedere i frutti del miracoloso arbusto, ha differenti interpretazioni, a seconda delle tradizioni:

La possibilità è duplice: da una parte l’albero è concepito come una tentazione che conduce a rovina e maledizione, dall’altra esso è oggetto della conquista possibile, per mezzo della lotta dell’eroe che, vincendo sia i draghi sia gli esseri divini posti a sua difesa, trasformano l’audace in un dio in grado di trasmettere le sue conoscenze a tutti gli uomini (si veda il viaggio dell’eroe di Joseph Campbell).

Così quella scienza da cui Adamo si fa tentare per “divenire simile a Dio” e che non riesce a conquistare poiché privato dello stesso albero da colui al quale voleva rendersi simile, quella stessa scienza sovrannaturale, il Buddha la consegue sotto un albero a cui è riuscito a strappar la folgore al dio Indra.

Indra stesso, a capo dei Deva, aveva tolto l’Amrta a degli esseri precedenti al suo dominio, sempre di origine divina, che con essa detenevano il privilegio dell’immortalità.

Vittoria simile è stata ottenuta da Odino (autosacrificandosi presso l’albero) e da Mithra che dopo essersi fatto una veste con il fogliame dell’albero mangiandone i frutti, assoggetta il Sole.

Nell’induismo, la realizzazione spirituale è associata all’albero di Brahman che andrà abbattuto con l’arma potente della sapienza.

Agni invece, in forma di sparviero, ruba un ramo dal Sacro Albero e, per questa sua impresa, viene atterrato. Le sue piume, cadute nel terreno, producono una pianta il cui succo è il “soma terrestre”, accenno simbolico al passaggio da una razza terrestre a un’altra più evoluta e sapiente.

L’INSEGNAMENTO DEL MITO

I simboli dell’ermetismo celano sempre degli insegnamenti importanti.

In questo caso, il mito ci parla, figuratamente, di una vicenda che rappresenta dei rischi e delle incertezze, nel momento in cui viene svolta: nelle narrazioni epiche di dei e uomini, il potere passa, insieme all’attributo della divinità, a chi sappia impadronirsene e fra gli arditi che tentano, vi è chi trionfa e chi invece sconta la sua audacia.

L’interpretazione di tale vicenda mette in luce due concezioni opposte: quella eroico/magica e quella religiosa.

Secondo la prima versione, nel mito cade l’essere nel quale la fortuna e la forza non sono state pari al coraggio mentre, nella seconda versione, la sfortuna si trasforma in colpa e l’impresa eroica in un atto sacrilego e maledetto poiché conclusosi in un esito non vittorioso.

Adamo diventa un uomo che ha peccato e ciò che gli è accaduto era l’unica cosa che gli poteva accadere. Non gli resta altro che espiare i suoi peccati rinnegando la volontà che lo spinse a quell’impresa.

L’idea che il vinto possa pensare a una rivincita, secondo la religione cristiana, appare come il “luciferismo” più riprovevole e dev’essere messa al bando per mezzo della paura e delle dottrine imposte da tale chiesa.

Avremo modo di conoscere i simboli dell’ermetismo, presentando ulteriori articoli in un prossimo futuro.


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