LA SAPIENZA ERMETICA
La sapienza ermetica o, scienza ermetico-alchemica, potrebbe riconoscersi in una “filosofia naturale” anche se non bisogna pensare a nulla di simile a quanto oggi corrisponde tale termine.
“Filosofia naturale” è una denominazione medievale per esprimere la sintesi di due elementi, oggi ben separati, corrispondenti all’intellettualità irreale (filosofia) e alla coscienza materiale (scienza).
Tuttavia, dato il carattere di unità organica (cosmos) che per l’uomo tradizionale rappresentava l’universo, nella conoscenza “naturale” è insita una qualità anagogica, innalzabile a un piano metafisico.
Su questa base si comprendono le espressioni di “scienza ieratica” che si manifestano alle origini dell’alchimia e che si conservano in tutta la tradizione ermetica.
Quando la sensibilità psichica per le profonde forze della natura cominciò ad attenuarsi, nelle espressioni delle tradizioni misteriche, divenne comune la distinzione tra “elementi volgari” ed “elementi viventi”, definiti “elementi nostri”.
Il “nostro” era riferito a coloro i quali avevano conservato lo stato spirituale delle origini, per distinguerlo da ciò che non era “puro”.
Il “nostro” Fuoco, la “nostra” Acqua, il “nostro” Mercurio era il gergo alchemico per definire gli elementi invisibili e occulti, conosciuti esclusivamente dai Saggi, per quanto tutti li potessero trovare in natura: i quattro elementi cui tutte le cose partecipano, non sono apparenti alla vista ma sono svelati dai loro effetti.
“L’aria e il Fuoco sono tenui e spirituali e non possono essere veduti dagli occhi corporali: Il Solfo, l’Arsenico e il Mercurio, non sono quelli che pensa il volgare e che i farmacisti vendono, ma sono gli spiriti dei filosofi.” Bernardo da Treviso.
La filosofia alchemica e con essa, la sapienza ermetica, è quella disciplina che insegna a investigare, non secondo le apparenze ma attraverso una verità concreta, le forme latenti delle cose (i principi formatori occulti aristotelici).
Per eccellere nell’arte della filosofia occulta bisogna conoscere la natura interna e nascosta attraverso l’elevazione (stato incorporeo) e la discesa (stato visibile) degli elementi e dei loro composti.
Per giungere alla comprensione della natura è necessaria una sensibilità metafisica che separa l’iniziato dall’uomo comune: al prescelto, i testi alchemici parlano correttamente svelando i loro segreti, dando frutto alle azioni di potenza scatenanti il miracolo di un’illuminazione trasformatrice.
Questa peculiare ascesi, nella visione dell’ermetismo, non ha giustificazione morale o religiosa, ma esclusivamente tecnica: essa è intesa a riportare l’esperienza che non si arresta all’aspetto “volgare” degli Elementi ma ricerca quel componente incorporeo e spirituale che sfugge alla normale comprensione dell’intelletto.
“La natura mi conosce e io la conosco. Ho contemplato la Luce che è in Lei, dimostrandola nel microcosmo per ritrovarla nel macrocosmo.” Paracelso.
Nei colloqui di Eudosso e di Pirofilo sul Trionfo Ermetico, conoscere interiormente ed esteriormente la proprietà di tutte le cose, penetrando nel profondo le operazioni di natura, è l’unica condizione possibile per chi aspira a possedere i segreti ermetici dell’universo.
Questa scienza non si acquisisce con i libri o con il semplice ragionamento ma con l’impetuosità dello spirito.
L’UROBOROS
La sapienza ermetica prevede una condizione di espressione simbolica, utile a guidare l’uomo per mezzo delle intuizioni.
Il primo principio dell’insegnamento ermetico è “l’unità”: qui non si tratta di una teoria filosofica che riconduce tutte le cose a un unico principio, ma di uno stato determinato, dovuto alla sospensione della legge di dualità fra L’IO e Il NON-IO.
Questo stato è il segreto dell’ermetista, descritto con il nome di “Materia dell’Opera” giacché solo partendo da tale condizione è possibile “estrarre” e “formare” secondo “il rito” tutto ciò che in sede spirituale e in sede di applicazione operativa (rituale), la tradizione promette.
La rappresentazione dell’ideogramma alchemico “Uno il Tutto” è il cerchio “O” espresso dal serpente che si morde la coda (Uroboros): è una linea o movimento che termina in se stesso e che, da se stesso ha principio e fine.
Questo simbolo, nell’ermetismo, esprime dunque L’Universo e, simultaneamente, La Grande Opera.
Il “tutto” è detto altresì “caos” oppure “uovo” poiché comprende indistintamente le potenzialità di ogni sviluppo o generazione: esso è assopito nel profondo di ogni essere, dispiegandosi nella molteplicità caotica delle forme sparse nello spazio/tempo.
Molti però non sanno che la linea conchiusa “O”, ha un ulteriore significato alludendo al principio della chiusura, suggello ermetico che esprime una trascendenza concepita come un modo d’essere compreso nella “cosa una”, avente la caratteristica di “duplice segno”: è se stessa e il suo superamento ovvero potenza di alterazione e di dissolvimento che agisce simultaneamente.
La sua rappresentazione sta alla base dell’androginia magica, descritta nell’arcano XV di Oswald Wirth, poiché formata da principio dominante (maschio) e da principio dominato (femmina).
Rammentiamo al lettore che non stiamo descrivendo un concetto filosofico ma un simbolismo il quale trascende il materiale e lo spirituale e, la grande sfida, è quella di penetrare il segreto divino che porta alla comprensione dell’oggetto che si cerca.
Nel nostro mondo coesistono due nature (spirituale e materiale) tuttavia, l’essenza è una sola e presiede alla formazione dell’universo: starà a noi trovarne l’origine.
IMMANENZA
La sapienza ermetica descrive lo stato dell’uomo nel caos ove ogni possibilità è compresa (immanenza).
Nei testi ermetici, per descrivere l’immanenza, si utilizzano termini che spaziano da un significato cosmico-naturale a un significato interiore umano: Acqua, Uovo, Drago, Caos, Quintessenza, Terra, Cielo, Seme, eccetera, sono simboli che nel linguaggio cifrato ermetico soffrono questa trasposizione creando notevoli difficoltà al lettore inesperto.
Prendiamo ad esempio l’espressione “Cielo” di cui nei vangeli si esprime con la frase “il regno dei cieli è dentro di voi”, è usata parimenti dalla tradizione ermetico-alchemica con il nome di Principio ma, per esso, è utilizzato un altro simbolo: L’Acqua.
Essa è nel corpo dell’uomo e quando egli ha sete di quest’acqua e ne beve, allora La Luce di Vita si accende in lui.
Si può affermare che l’uomo è il centro in cui tutto ha fine poiché racchiude la quintessenza dell’ l’universo: egli partecipa alle virtù e alle proprietà di tutti gli individui.
Tutto ciò che possiede il macrocosmo anche l’uomo lo possiede.
CONCLUSIONI
Secondo la sapienza ermetica, come gli elementi del cosmo corrispondono a quelli dell’uomo, così il processo della creazione è quello con cui l’uomo, per mezzo dell’arte, reintegra se stesso, pertanto il rapporto analogico fra l’arte alchemica e l’azione demiurgica attraversano le fasi della creazione.
L’esperienza iniziatica è la chiave per la cosmogonia e, viceversa, ogni cosmogonia avrebbe un’esposizione figurata delle varie operazioni e trasformazioni dell’Arte.
Per comprendere tale insegnamento bisogna oltrepassare l’idea della creazione come un fatto storico, esauritosi nel passato e concepirla in funzione di uno “stato creativo” metafisico, perciò sovraspaziale e sovratemporale.
Tale condizione è designata da alcuni mistici come “creazione eterna”.
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