ORO ALCHEMICO

Pubblicato da Damiano Checchin il

oro alchemico

TERZA PARTE

Buongiorno cari amici, eccoci ritrovati con l’oro alchemico e la terza parte dell’articolo.

L’ALCHIMIA ANTICA

A Drongah, mentre si scavava per rinvenire reperti antichi, alcuni archeologi si trovarono dinanzi ad una stanza dalle pareti affumicate, usata come laboratorio.

L’attrezzatura riposta al suo interno era notevole e di pregevole fattura e comprendeva due fornelli (uno grande e uno più piccolo), cinquanta vasi di bronzo con becco scanalato, ognuno contenuto in coni svasati verso l’alto, anch’essi di bronzo.

Si trattava di bagni di sabbia per riscaldare lentamente il contenuto del vaso più piccolo.

Vi erano poi cucchiai in alabastro e oggetti d’oro probabilmente destinati alla fusione.

Gaston Maspéro, egittologo francese che partecipò agli scavi, convenne con i suoi colleghi nel destinare la stanza a laboratorio alchemico risalente al VI secolo d.C.

Purtroppo non sappiamo molto sull’alchimia egizia anche se questa è una prova inconfutabile della sua esistenza e dell’utilizzo dell’oro alchemico che ne faceva questo popolo.

I MANOSCRITTI

I manoscritti greci, pervenuti fino ai giorni nostri, tramandano la tradizione alchemica egizia, citando alcuni nomi in tal senso:

Bolo di Mende (II secolo a.C.), Zosimo di Panopoli (III secolo d.C.), Stefano d’Alessandria (VI secolo d.C.) hanno lasciato alcuni testi che facevano intendere le loro peculiari capacità di maneggiare i metalli e di trasmutare il piombo in oro.

In questo periodo vi compaiono anche figure mitiche come Hermes oppure Maria la Giudea, colei che diventò “lebbrosa bianca come neve” per aver parlato contro suo fratello Mosè.

MARIA LA GIUDEA

A Maria la Giudea viene attribuirta l’invenzione del bagnomaria, processo alchemico/gastronomico assai noto che, un tempo, era usato dagli alchimisti per le loro formule di trasmutazione.

Sotto questo pseudonimo probabilmente si celava una persona reale, vissuta intorno al I secolo a.C., avente forti legami con la tradizione cristiana e con lo stesso Gesù di Nazareth, sommo Maestro dell’alchimia.

IL MERCURIO FILOSOFICO

La dottrina alchemica deriva in buona parte da Aristotele.

Egli asseriva che i corpi erano tutti composti dalla stessa sostanza fondamentale che si tramutava in varie forme e qualità, seconso i casi.

In questo modo sarebbe stato possibile risalire da qualsiasi corpo alla “materia prima” (oggi si parla di materia oscura) e dare ad essa, in seguito, la qualità desiderata.

Il mercurio aveva grande importanza poiché, togliendo l’elemento liquido “elemento acqua” e il suo carattere volatile “elemento aria” ed eliminandone le scorie impure, ricollegabili alla terra, si sarebbe ottenuto il “mercurio trasfigurato” al più alto grado di perfezione.

I quattro elementi (aria/fuoco/terra/acqua) e le quattro qualità (secco/caldo/freddo/umido) vi sarebbero risultati perfettamente equilibrati.

IL DEMIURGO DI PLATONE

La sostanza originale con la quale il Demiurgo di Platone avrebbe forgiato l’universo altro non sarebbe che il mercurio filosofico o trasfigurato.

Poi si rivestiva di un colore argenteo o dorato riconducibile alla famosa “tintura alchemica” che gli alchimisti utilizzavano per completarne l’opera trasformandola in oro alchemico.

Essi, nei loro laboratori, utilizzavano le tecniche dei metallurgisti, dei tintori, degli orafi e dei vetrai, conosciute da tempo immemore e circolanti oralmente da maestro ad allievo.

METODI E STRUMENTI ALCHEMICI

Agli strumenti tradizionali si aggiungevano apparecchi di loro invenzione come l’alambicco (attribuito a Maria di Giudea e chiamato kérotakis), il bagno di ceneri, il bagno di sabbia, e il “pellicano”, particolare alambicco con due becchi.

Si costituiva una massa solida, di colore nero, ottenuta con la lega di metalli vili, fusi con lo zolfo o solfuri di arsenico.

In seguito, tale massa, veniva riscaldata nel Kérotakis dove si potevano osservare una serie di cambiamenti nel colore in quest’ordine: nero, bianco, giallo, rosso. (la materia prima era paragonata ad un camaleonte per questo motivo).

FORMULA DI TRASMUTAZIONE

Formula volutamente cifrata, attribuita a Mosè che insegnava a trasmutare il piombo in oro, trovata in un antico testo alchemico:

“prendi un’oncia di rame di Calais, un’oncia di orpimento (solfuro giallo di arsenico), un’oncia di piombo nativo, un’oncia di realgar (solfuro di arsenico di colore rosso).

Fai bollire tutto nell’olio, unito a piombo, per tre giorni.

Poni il tutto in una padella facendolo calcinare sui carboni fino a che lo zolfo sia eliminato e otterrai ciò che hai sempre cercato.. prendi allora una parte di quel rame (!) ogni tre parti d’oro e, con l’aiuto di Dio lo troverai completamente trasformato in oro alchemico”

Un’altra formula, descritta in modo enigmatico e attribuita ad Hermes Trismegisto, ma che in realtà contiene un grande insegnamento iniziatico, è questa:

“Va presso Achaab, il contadino, e impara che colui che semina il grano fa nascere il grano”.

Ciò che in realtà interessava di più agli alchimisti era il significato mistico di queste frasi piuttosto che la formula di trasformazione dal il vile metallo al nobile oro.

Ricordiamoci sempre che gli alchimisti celavano al volgo il loro vero scopo, sia per paura di essere perseguitati , sia per il timore di essere sfruttati dai signori dell’epoca.

Essi usavano un linguaggio cifrato decrittabile esclusivamente dagli iniziati e tramandato oralmente e, se scritto, inserito in contesti di difficile comprensione o volutamente fuorvianti.

LA MATERIA SECONDO ARISTOTELE

schema concezione materia aristotelica

Questo schema riassume la concezione aristotelica della materia.

Essa può assumere quattro forme o qualità, che occupano ognuna uno degli angoli del quadrato più piccolo:

il caldo, il freddo, il secco, l’umido.

Queste qualità si associano a coppia per formare i quattro elementi:

l’aria è calda e umida,

il fuoco caldo e secco,

la terra secca e fredda,

l’acqua fredda e umida.

Si può passare da un elemento all’altro combinando il fuoco con l’acqua per dare a volte l’aria (eliminando il secco e il freddo), a volte la terra (eliminando caldo e umido).

Solo la forma cambia, la sostanza è immutabile.

Ogni corpo contiene i quattro elementi: per esempio la legna verde riscalda, lascia sfuggire la linfa (acqua), poi fumo e vapore (aria), infine le fiamme (fuoco).

Dopodiché rimangono solo le ceneri che appartengono alla terra.

CONCLUSIONI

Eccoci arrivati alla fine della terza parte dell’articolo “oro alchemico” e, nella quarta parte, affronteremo l’alchimia medievale.

Sarà di grande interesse scoprire l’origine del vocabolario alchemico, di come si è sviluppata l’alchimia in Europa e di quando si è cominciato a parlare di “arte della distillazione”.

…continua


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