SIMBOLOGIA E PRANOTERAPIA
SIMBOLOGIA E PRANOTERAPIA
Nella Tecnica Pranoterapica MCC “simbologia e pranoterapia” sono in stretta correlazione tra di loro.
I più importanti guaritori del pianeta usano, soventemente, simboli particolari che aiutano ad aumentare la potenza dell’energia pranica o che stimolano il prana, amplificandone il potere curativo nella trasmissione (da parte del pranoterapeuta) e nella ricezione (da parte della persona sottoposta a seduta).
In questo nuovo articolo vi parlerò di un simbolo molto importante che, se utilizzato correttamente, aumenterà enormemente la concentrazione e l’efficacia del trattamento e vi farà comprendere l’importanza di “simbologia e pranoterapia”.
IL DAYEROS
Descriverò brevemente il significato del Dàyeros poiché occorrerebbe un volume di almeno mille pagine per estrapolarne i complessi concetti, espressi da questi segni grafici raggruppati.
Noi dobbiamo farne un uso pratico per catalizzare l’energia pranica, fissandola più efficacemente nel nostro corpo per poi utilizzarla sulle persone.
L’INFINITO
Iniziamo ad analizzare il simbolo dell’Infinito, introdotto dal matematico John Wallis nel 1655 (ma molto più antico), per esprimere ciò che non ha limiti, e raffigurato dall’otto rovesciato (talvolta detto lemniscata).
A noi interessa quel che rappresenta per la simbologia magica e il misticismo esoterico: esso è un simbolo grafico disegnabile dalla penna, senza soluzione di continuità che, spesso, viene associato all’uroboros, raffigurato come un serpente che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio ne fine.
L’Infinito è la riproduzione grafica della ciclicità della vita (morte e successiva rinascita dello spirito umano). Se il simbolo si limitasse alla semplice figurazione di otto rovesciato, s’intuirebbe facilmente l’impossibilità per l’anima, di completare il ciclo delle morti e delle rinascite.
Fortunatamente ci viene in aiuto un altro segno estremamente importante che è lo Djed ,detto spina dorsale di Osiride.
LO DJED
Per gli egizi era la sede del fluido vitale (prana), simboleggiava la stabilità (Qui e Ora) e la vita eterna (ritorno all’unità nella fusione con il divino).
Il simbolo è rappresentato da un pilastro verticale munito di quattro linee orizzontali, a significare gli elementi alchemici che strutturano il creato (terra, acqua, aria, fuoco).
Quando è stilizzato come nel disegno, assomiglia ad un condensatore cosmico (la bacchetta del potere) che il Magus usa per i suoi rituali propiziatori.
In questa antenna cosmica viene captata l’energia universale condensata, che verrà canalizzata sul bersaglio prefissato, per mezzo della Volontà (Thélema) dell’operatore.
E’ interessante notare l’analogia tra il prana che, passando per il corpo e captato all’esterno di esso, viene trasmesso dalle mani sul paziente.
Ora, nel Dàyeros, lo Djed va ad intersecarsi esattamente al centro dell’infinito, come per interrompere l’inevitabile ciclicità che il segno rappresenta.
L’infinito si trasforma nel serpente della Kundalini che, quiescente nel corpo umano, si risveglia dal primo chakra (Muladhara), risalendo la spina dorsale, per arrivare all’Ajna Chakra, qui rappresentato dall’Occhio di Horus, simbolo della conoscenza suprema e poi continuare il suo percorso fino al chakra della corona (Sahasrara) e uscendo da esso (rappresentato dalla punta del triangolo verso l’alto).
L’OCCHIO DI HORUS
L’Occhio di Horus è un simbolo egizio di protezione, di potere e di conoscenza suprema. Il simbolo è la rappresentazione dell’apertura del terzo occhio, che l’allievo conquista per mezzo dell’illuminazione, attuando un costante lavoro energetico su se stesso (il risveglio dell’energia pranica).
Per gli indiani, l’apertura del sesto chakra (Ajna), comporta la capacità di rilevare una realtà vibratoria non percepibile con i normali sensi umani. La comprensione di tale realtà, porta ad uno stato di coscienza superiore e alla percezione di un’ambiente sovrasensibile, che caratterizza un livello di consapevolezza amplificato.
L’intuizione umana, partendo dall’infinito, porta l’energia a scorrere nella spina dorsale per arrivare all’amplificazione della stessa, per mezzo dell’occhio che tutto vede.
Tuttavia, a differenza di una discutibile simbologia magica che utilizza la suddetta grafia per il potere personale (l’occhio guarda al centro come per ipnotizzare e sottomettere al suo volere), nel Dàyeros, la pupilla è rivolta verso il cielo in segno di adorazione e di slancio verso la divinità.
Il simbolo finora esposto è inscritto in una stella a sei punte dove, l’energia dell’Occhio di Horus si distribuisce, come nella mitologia egizia, in sei parti che confluiscono nei vertici della stella e che vanno a formare la parola D-A-L-E-T-H – la porta dell’anima – ovvero l’accesso che conduce alla sublimazione con l’Ente Supremo.
LA STELLA A SEI PUNTE O SIGILLO DI SALOMONE
Il significato di questo potente simbolo di protezione deve la sua origine ad antichissimi trattati ermetici. L’unione di due trangoli simboleggia la fusione tra l’umano (punta rivolta verso il basso) e il divino (punta rivolta verso l’alto).
Unione che avviene per mezzo di un percorso simbolico-esoterico che, partendo dalla consapevolezza della nostra immortalità e dalla redenzione dell’anima attraverso le reincarnazioni, arriva al sapere supremo che ci guida alla visione completa dell’Universo.
Per compiere questo colossale compito, senza correre rischi ed essere influenzati negativamente, dobbiamo armarci dello Scudo di David (stella a sei punte) che ci proteggerà dai dubbi e dalle debolezze umane.
L’uso della Volontà garantisce la protezione di Dio nel compimento della grande opera di trasmutazione alchemica: trasforamare il piombo in oro, cioè tramutare l’energia pranica, racchiusa naturalmente dentro di noi, in un miracoloso fluido curativo.
ESERCIZIO: IMPRIMERE IL SIMBOLO NELL’INCONSCIO
L’assimilazione del simbolo di potere è essenziale al fine di sortire l’effetto per il quale è stato creato. Il segno, in questo modo, diventa parte di noi, risuanando dentro l’anima e vibrando della stessa energia.
Il simbolo, visivamente, è uguale per tutti ciò nonostante, il risultato prodotto, è individuale e dipende dalla nostra capacità di evocarlo.
Studiate attentamente il simbolo del Dàyeros osservandolo nei minimi particolari fino a quando sarete in grado di riprodurlo in un foglio di carta senza aver bisogno di copiare, tracciandolo numerose volte.
CONSIGLI
Non scoraggiatevi se, dapprincipio, non ne ricordate esattamente la forma precisa: la chiave per completare l’esercizio è quella dell’ assidua ripetizione e della costanza.
Considerate il disegno come un mantra che aumenta la sua efficacia più lo si recita. Ricopritene un intero quaderno fino a quando la mente non sia in grado di richiamarlo automaticamente e senza sforzo.
SIMBOLOGIA E PRANOTERAPIA – CONCLUSIONI
Questo è uno degli esercizi che potrete trovare nella sessione “simbologia e pranoterapia” nel manuale di prossima pubblicazione “ La Tecnica Pranoterapica MCC – Manuale di Pranoterapia”.
Ricordatevi che gli esercizi di simbologia e pranoterapia sono parte integrante della metodologia MCC e, lo studio metodico delle tecniche spiegate nella scuola MCC assieme al simbolo specifico, portano a risultati sorprendenti già dal primo utilizzo.
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